Ecco come il giornalista Stefano Livadiotti nel suo articolo pubblicato su l'Esperesso definisce il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL): "un oggetto poco noto citato dai sussidiari con la definizione di organo di rilevanza costituzionale. Di fatto il Consiglio, il cui presidente sarebbe secondo alcune ardite interpretazioni la quarta carica dello Stato, non conta un fico secco e detiene da anni un'incontrastata leadership sull'affollato mercato nazionale dell'aria fritta".
Quanto alle proposte di legge, in mezzo secolo i consiglieri ne hanno faticosamente messe a punto undici (alcune di portata storica, come quella sulle agevolazioni bancarie ai pescatori). Considerando che il Cnel brucia poco meno di 20 milioni di euro l'anno, si può calcolare che in media ciascuno degli elaborati sia costato alle tasche dei contribuenti qualcosa come 100 milioni. In compenso, nessuno ha mai tagliato il prestigioso traguardo dell'approvazione parlamentare.
Senza voler licenziare i dipendenti, il costo annuo di funzionamento del carrozzone e' pari a 10.657.544 e 60 centesimi. Se ne potrebbero distribuire di assegni di disoccupazione (per l'esattezza 17.763 se i sussidi avessero il valore di 600 euro)!
l'Espresso
3 maggio 2011